Nelle prime parole del geniale racconto “la Pecora Nera”, Italo Calvino sembra fare eco agli esercizi di logica dei filosofi greci, richiamando in particolare il famoso paradosso di Epimenide di Creta (VI secolo a.C.): “Tutti i cretesi sono bugiardi”.
E proprio sulla base di criteri logici, che chiaramente semplificano la complessità dei rapporti umani e della società, Calvino arriva a conclusioni quanto mai argute e attuali su temi come la giustizia sociale e la distribuzione delle risorse.
“La pecora nera” è pubblicato nella raccolta “Prima che tu dica dica «Pronto»”, edita da Mondadori. Di seguito una breve sintesi del racconto, sconsigliata a chi vorrà leggerlo direttamente dalle pagine dell’autore…
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“C’era un paese dove erano tutti ladri.
La notte ogni abitante usciva, coi grimaldelli e la lanterna cieca, e
andava a scassinare la casa di un vicino. Rincasava all’alba, carico, e
trovata la casa svaligiata.
E così tutti vivevano in concordia e
senza danno, poiché l’uno rubava all’altro, e questo a un altro ancora e
così via, finché non si rubava a un ultimo che rubava al primo. Il
commercio in quel paese si praticava solo sotto forma d’imbroglio e da
parte di chi vendeva e da parte di chi comprava. Il governo era
un’associazione a delinquere ai danni dei sudditi, e i sudditi dal canto
loro badavano solo a frodare il governo. Così la vita proseguiva senza
inciampi, e non c’erano né ricchi né poveri. Ora, non si sa come,
accadde che nel paese di venisse a trovare un uomo onesto. La notte,
invece di uscirsene col sacco e la lanterna, stava in casa a fumare e a
leggere romanzi. Venivano i ladri, vedevano la luce accesa e non
salivano.
Questo fatto durò per un poco: poi
bisognò fargli comprendere che se lui voleva vivere senza far niente,
non era una buona ragione per non lasciar fare agli altri. Ogni notte
che lui passava in casa, era una famiglia che non mangiava l’indomani.
Di fronte a queste ragioni l’uomo onesto non poteva opporsi. Prese anche
lui a uscire la sera per tornare all’alba, ma a rubare non ci andava.
Onesto era, non c’era nulla da fare. Andava fino al ponte e stava a
veder passare l’acqua sotto. Tornava a casa, e la trovava svaligiata.
In meno di una settimana l’uomo onesto
si trovò senza un soldo, senza di che mangiare, con la casa vuota. Ma
fin qui poco male, perché era colpa sua; il guaio era che da questo suo
modo di fare ne nasceva tutto un cambiamento. Perché lui si faceva
rubare tutto e intanto non rubava a nessuno; così c’era sempre qualcuno
che rincasando all’alba trovava la casa intatta: la casa che avrebbe
dovuto svaligiare lui. Fatto sta che dopo un poco quelli che non
venivano derubati si trovarono ad essere più ricchi degli altri e a non
voler più rubare. E, d’altronde, quelli che venivano per rubare in casa
dell’uomo onesto la trovarono sempre vuota; così diventavano poveri.
Intanto, quelli diventati ricchi presero l’abitudine anche loro di
andare la notte sul punte, a veder l’acqua che passava sotto. Questo
aumentò lo scompiglio, perché ci furono molti altri che diventarono
ricchi e molti altri che diventarono poveri.
Ora, i ricchi videro che ad andare la
notte sul punte, dopo un po’ sarebbero diventati poveri. E pensarono: –
Paghiamo dei poveri che vadano a rubare per conto nostro -. Si fecero i
contratti, furono stabiliti i salari, le percentuali: naturalmente
sempre ladri erano, e cercavano di ingannarsi gli uni con gli altri. Ma,
come succede, i ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri sempre
più poveri. C’erano dei ricchi così ricchi da non avere più bisogno di
rubare per continuare a esser ricchi. Però se smettevano di rubare
diventavano poveri perché i poveri li derubavano. Allora pagarono i più
poveri dei poveri per difendere la roba loro dagli altri poveri, e così
istituirono la polizia, e costruirono le carceri.
In tal modo, già pochi anni dopo
l’avvenimento dell’uomo onesto, non si parlava più di rubare o di esser
derubati ma solo di ricchi e poveri; eppure erano sempre tutti ladri. Di
onesti c’è stato solo quel tale, ed era morto subito, di fame”.
"Érase un país donde todos eran ladrones". Por la noche, cada uno de los habitantes salía con una ganzúa y una linterna para ir a saquear la casa de un vecino. Al regresar, al alba, cargado, encontraba su casa desvalijada.
Y todos vivían en concordia y sin daño, porque uno
robaba al otro y éste a otro y así sucesivamente, hasta llegar al último
que robaba al primero. En aquel país el comercio sólo se practicaba en
forma de embrollo, tanto por parte del que vendía como del que compraba.
El gobierno era una asociación creada para delinquir en perjuicio de
los súbditos, y por su lado los súbditos sólo pensaban en defraudar al
gobierno. La vida transcurría sin tropiezos, y no había ni ricos ni
pobres.
Pero he aquí que, no se sabe cómo, apareció en el
país un hombre honrado. Por la noche, en lugar de salir con la bolsa y
la linterna, se quedaba en casa fumando y leyendo novelas.
Llegaban los ladrones, veían la luz encendida y no subían.
Esto duró un tiempo; después hubo que darle a
entender que si él quería vivir sin hacer nada, no era una buena razón
para no dejar hacer a los demás. Cada noche que pasaba en casa, era una
familia que no comía al día siguiente.
Frente a esas razones el hombre honrado no podía
oponerse. También él empezó a salir por la noche para regresar al alba,
pero no iba a robar. Era honrado, no había nada que hacer. Iba hasta el
puente y se quedaba mirando pasar el agua. Volvía a casa y la encontraba
saqueada.
En menos de una semana el hombre honrado se
encontró sin un céntimo, sin tener qué comer, con la casa vacía. Pero
hasta ahí no había nada que decir, porque la culpa era suya; lo malo era
que de ese modo suyo de proceder nacía un gran desorden. Porque él se
dejaba robar todo y entre tanto no robaba a nadie; de modo que había
siempre alguien que al regresar al alba encontraba su casa intacta; la
casa que él hubiera debido desvalijar. El hecho es que al cabo de un
tiempo los que no eran robados llegaron a ser más ricos que los otros y
no quisieron seguir robando. Y por otro lado, los que iban a robar a la
casa del hombre honrado la encontraban siempre vacía; de modo que se
volvían pobres.
Entre tanto los que se habían vuelto ricos se
acostumbraron a ir también al puente por la noche, a ver correr el agua.
Esto aumentó la confusión, porque hubo muchos que se hicieron ricos y
muchos otros que se volvieron pobres.
Pero los ricos vieron que yendo de noche al puente,
al cabo de un tiempo se volverían pobres. Y pensaron: "Paguemos a los
pobres para que vayan a robar por nuestra cuenta". Se firmaron
contratos, se establecieron los salarios, los porcentajes: naturalmente
siempre eran ladrones y trataban de engañarse unos a otros. Pero como
suele suceder, los ricos se hacían cada vez más ricos y los pobres cada
vez más pobres.
Había ricos tan ricos que ya no tenían necesidad de
robar o de hacer robar para seguir siendo ricos. Pero si dejaban de
robar se volvían pobres porque los pobres les robaban. Entonces pagaron a
los más pobres de los pobres para defender de los otros pobres sus
propias casas, y así fue como instituyeron la policía y construyeron las
cárceles.
De esa manera, pocos años después del advenimiento
del hombre honrado, ya no se hablaba de robar o de ser robados sino sólo
de ricos o de pobres; y sin embargo, todos seguían siendo ladrones.
Honrado sólo había habido aquel fulano... y no tardó en morirse de hambre.
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